“L'ascolto è scorrevole e anche gradevole, però alla fine solo un paio di canzoni si fanno ricordare: la già citata “Gran belle cazzate”, piacevolmente adolescenziale, estiva e nostalgica. La title-track, che mette insieme strofe dal ritmo brasiliano e ritornello pop-punk, senza farli sembrare appiccicati per sbaglio. E “Pesci morti”, non originale per forma (rock con una punta di elettronica) né per contenuto (un inno anti omologazione), ma efficace e diretta.”
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